I Boston "Red Caps"

Nell'immagine Jim O’Rourke giocatore dei Boston Red Caps (1876)
Nell'immagine Jim O’Rourke giocatore dei Boston Red Caps (1876)

Foto tratta da MLB.com

di Andrea Salvarezza

Già il nome dice molto: la NL era un’associazione di club, non di giocatori. Con essa la separazione tra manager/dirigenti e giocatori divenne netta e definitiva, come del resto chiarì da subito la costituzione di Bishop e Hulbert, adottata al termine di un’intensa giornata di confronti, affermando l’intenzione di proteggere e  promuovere i «mutual interests» di club e giocatori: fino al 1876 l’interesse dei ballplayers era lo stesso delle squadre, club e giocatori erano una cosa sola e non c’era alcun bisogno di affermare la volontà di coniugare questi due interessi, poiché essi venivano a coincidere. La National League affermava invece esplicitamente l’esistenza di uno iato all’interno della “baseball fraternity”, di una scollatura che avrebbe presto portato ad una guerra di posizione frontale tra proprietari («capital») e giocatori («labor»): come avrebbe affermato Spalding: «The idea was as old as the hills; but its application to Base Ball had not yet been made. It was, in fact, the irreprensible conflict between Labor and Capital asserting itself under a new guise»

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Ricordi indelebili

Foto tratta da MLB.com 

di Paolo Castagnini

Un'amica mi invia questa foto e mi chiede se anch'io ne faccio parte. Ed ecco che affiorano ricordi indelebili. Questa è la squadra che fu l'inizio del San Martino Baseball. In realtà in quella foto io non ci sono ma è come se ci fossi. Siamo a metà degli anni 70 e di ritorno dal servizio militare mi offro all'allora Presidente di una delle squadre di Verona, Marco Lampronti, di allenare una squadra di ragazzi. Marco mi propone un gruppo di ragazzini della vicina San Martino Buon Albergo dove l'insegnate di Educazione Fisica Amedeo Braggio li aveva iniziati al baseball.

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Il baseball praticato dalle donne - 3^ parte

Nella foto Tom Hanks nella grande interpretazione del manager James “Jimmy” Ducan in "A League of Their Own" (Ragazze Vincenti)
Nella foto Tom Hanks nella grande interpretazione del manager James “Jimmy” Ducan in "A League of Their Own" (Ragazze Vincenti)

Nella foto Tom Hanks nella grande interpretazione del manager James “Jimmy” Ducan in "A League of Their Own" (Ragazze Vincenti) 

di Michele Dodde

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Gli eventi bellici della seconda guerra mondiale, che di fatto avevano sfoltito i giocatori delle franchigie della Major League richiamandoli ad assolvere il dovere delle armi, indussero alcuni imprenditori appassionati di baseball a non far scemare lo spettacolo del gioco che era molto sentito come garbato passatempo familiare. Così il produttore di chewing gum e dirigente della Major League, Philip K. Wrigley, unitamente al patrocinio di Walter Harvey, proprietario di una industria dolciaria, organizzò la prima stagione agonistica di baseball giocato da donne. Il film già evidenziato ripercorre così le varie fasi organizzative riesumando anche i primi preconcetti all’iniziativa. Ad iniziare dal manager James “Jimmy” Ducan, un ex giocatore menomato ad un ginocchio e dedito più all’alcol che al fine odore dell’erba sui diamanti, in quanto era il primo ad essere fortemente scettico sulle possibilità che le giocatrici fossero in grado di giocare una vera partita di baseball, e da un pubblico cui la novità strideva con i ricordi di altre gare viste.

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Migliorare la tecnica degli interni

Ragazzi a Tokyo (Foto da Gin_Chilla) 

di Frankie Russo

Tratto da youthbaseballedge.com

Quando si insegnano i fondamentali ai giovani, ho sempre appreso dai coach americani che bisogna farlo in modo molto semplice, e mi è sempre rimasto impresso come uno di essi faceva rifermento alla regola delle  “SIX F” riportato nella tabella che segue: 

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Softball, un colpo di fulmine....

Foto tratta da MLB.com 

di Michele Dodde

E’ difficile poter individuare i tempi e le modalità di un colpo di fulmine e la sua durata, ma resta inspiegabile anche al Dottor Jerry Westbrook, uno stimatissimo accademico della South Est Missouri University (SEMO) dove insegna dal 1995 e dove ora per le sue alte qualità di docente è rimasto ancora nell'elenco dei docenti anche alla giovane età di 82 anni. Attualmente insegna part-time, comprese due classi durante il semestre autunnale della scuola.

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Un diverso pre-game nelle giovanili

Ragazzi a Tokyo (Foto da Gin_Chilla)
Ragazzi a Tokyo (Foto da Gin_Chilla)

Ragazzi a Tokyo (Foto da Gin_Chilla) 

di Frankie Russo

Tratto da youthbaseballedge.com

E’ il giorno della partita, ci si incontra al campo e quando arrivano tutti i ragazzi, questi cominciano a palleggiare tra di loro per 10, 15, 20 minuti tutto seguito poi dal coach che funga agli esterni e agli interni. Siamo arrivati al momento della partita e nulla di ciò che è stato fatto corrisponde a quanto succede in gara. L’obiettivo del pre-game è di preparare la squadra per la partita e la routine di cui sopra non ci aiuta a raggiungere l’obiettivo per tre motivi principali:

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La nascita della National League

Il primo logo della National League
Il primo logo della National League

Foto tratta da MLB.com

di Andrea Salvarezza

Se la dinamica di gioco delle partite era certamente molto simile a quella di oggi, per quanto riguarda la struttura interna dei club si era ancora molto distanti dall’assetto odierno: non esistevano metodi sistematici o un’organizzazione di scout per il reclutamento dei giocatori, e negoziazioni e assunzioni di giocatori avvenivano prevalentemente tramite scambi di lettere. Il metodo più facile di assicurarsi giocatori per i club professionistici era quello di assoldare i migliori dilettanti; le squadre giovanili («junior club») avevano una loro associazione nazionale e giocavano tra  loro regolarmente, ma solo i Brooklyn Excelsiors utilizzavano i giovani come serbatoio per la prima squadra. 

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Il baseball praticato dalle donne - 2^ parte

Foto tratta da MLB.com 

di Michele Dodde

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Dopo la Lizzie le pagine ingiallite di una cronaca andata riportano il nome di Alta Wiess Hisrich che ha incominciato a lanciare a Ragersville in una squadra di baseball di ragazzi all’età di soli 14 anni. Correva l’anno 1904 e tanta fu la curiosità  suscitata dal suo stile e dalla sua tenuta sul monte di lancio che a 17 anni, entrata nel roster della squadra semiprofessionista di “Vermilion Independents”, la sua prestazione al debutto richiamò ben 1200 persone sugli spalti per assistere alla gara. Oltre 3000 invece furono i fans quando debuttò con la casacca dei “Cleveland Naps”. Le sue particolari doti di giocatrice le aprirono le porte presso lo Starling Medical College dove si laureò medico. Pur professando la sua nuova attività, continuò a giocare in squadre maschili amatoriali sino al 1920. La sua determinazione e vita da favola fu evidenziata dalla scrittrice Deborah Hopkinson nel libro per ragazzi: “Girl Wonder: a Basaball Story in Nine Innings” mentre la sua uniforme composta da una blusa ed una gonna lunga sino alle caviglie è ora presso il Museo di Cooperstown.  

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Nel Batting Cage come capire se la battuta è corretta?

Foto tratta da MLB.com 

di Frankie Russo

Quando si batte nel tunnel, una frase molto comune che troppo spesso si sente è “Colpisci la rete in fondo al tunnel”. Purtroppo questa è una disinformazione che diamo ai ragazzi e non stiamo insegnando il modo corretto di battere una volta che si va in campo. La maggior parte dei tunnel hanno una lunghezza che va dai 15 ai 23 metri. La distanza da casa base alla seconda e di 37,71 metri e questo significa che colpire la rete in fondo al tunnel corrisponde a battere la palla a circa il 40-60% della distanza da casa base. In altre parole, in campo aperto, diventa una normale rimbalzante al centro. Qualsiasi interbase con un discreto raggio d'azione sarebbe in grado di effettuare la presa con sufficiente facilità (a meno che l’impatto della palla con la mazza non superi almeno 80mph). 

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La nascita delle statistiche

Foto tratta da MLB.com 

di Andrea Salvarezza

La NAPBBP introdusse una nuova regola per il campionato nazionale, nonché un concreto e tangibile “titolo” di Campione degli Stati Uniti rappresentato da un vessillo (pennant) che andava alla squadra vincitrice: tutte le squadre si sarebbero affrontate in una serie al meglio di tre partite su cinque e al termine degli incontri il titolo sarebbe andato alla squadra che avesse vinto più partite (o, in caso di parità negli incontri vinti, a quella con la miglior percentuale di vittorie).  Tuttavia non era previsto un calendario ufficiale, stilato o comunque approvato dall’Associazione,   e le squadre si organizzavano spontaneamente: pertanto regnava una discreta confusione, poiché alcune squadre non giocavano contro tutte le altre, soprattutto per via dei costi eccessivi causati dai trasferimenti. 

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O tempora, o mores

Foto tratta da MLB.com 

di Michele Dodde

“O tempora, o mores” declamò Cicerone nella sua accorata invettiva contro Catilina nel novembre del 63 a.c. stigmatizzando in modo mirabile la sintesi degli usi e costumi dell’antica Roma. Questa espressione da allora è diventata una ironica o sarcastica critica alle abitudini ed alle tradizioni e pertanto non possono sfuggire a questo detto anche le innovazioni e le ricerche emanate in ambito della Major League Baseball per migliorare sempre più il gioco del baseball anche con effetti collaterali. Ma è anche vero che qualsiasi atto della Major League Baseball è contemplativo di accurate scelte che scaturiscono da capillari attività di mercato dettate da un ricercato businees che possa incrementare sempre più gli investimenti dei proprietari delle diverse squadre.

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Marco Mazzieri scende in campo per la Presidenza FIBS

Foto tratta da MLB.com 

di Paolo Castagnini

La notizia girava da tempo tra gli addetti ai lavori ed  è una notizia pesante: Marco Mazzieri ex grande giocatore ed ex ottimo coach della Nazionale Italiana, appena tornato dall'avventura giapponese con la squadra Europea al Global Baseball Games, annuncia la sua candidatura a Presidente Federale per il prossimo quadriennio. Marco è persona seria e capace e a lui va un grande in bocca al lupo da parte mia e della redazione di Baseball On The Road. Chi vuole tenersi aggiornato può seguire il sito internet ufficiale www.contopieno2024.it/ oppure la pagina Facebook  "CONTO PIENO 2024"

Ecco la sua candidatura e il video:

 

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Il baseball praticato dalle donne - 1^ parte

Nella foto la locandina del film "The Bad News Bears” (Che botte se incontri gli Orsi) con Tatum O’Neal e Walter Matthau
Nella foto la locandina del film "The Bad News Bears” (Che botte se incontri gli Orsi) con Tatum O’Neal e Walter Matthau

Foto tratta da MLB.com 

di Michele Dodde

Oggi 8 Marzo dedichiamo questa prima puntata sul baseball praticato dalle donne. 

Quando in Italia nel 1976 apparve nelle sale cinematografiche il film “The Bad News Bears” ("Che botte se incontri gli Orsi"), la sapiente regia di Michael Ritchie, coadiuvato in sceneggiatura da Bill Lancaster, lasciava immagine dopo immagine il volitivo significato di quanto fosse importante osare comunque. Gli spettatori però, e tra questi anche i neofiti amanti del baseball, si chiesero perché il trasognato semialcolizzato manager degli evanescenti Orsi, Morris Buttermaker, impersonato sullo schermo da un gigionesco Walter Matthau al meglio delle sue interpretazioni, stesse cercando di convincere sua figlia Amanda, interpretata da una giovanissima e bravissima Tatum O’Neal, a proporsi come lanciatore in una squadra tutta maschile. La fine del film, che veniva classificato come una benevola fiaba, allo sfumato spettatore lasciava qualche dubbio: poteva una ragazza giocare in una squadra maschile di baseball? E poi con successo ricoprire il ruolo più importante della squadra, il lanciatore, che determina con i suoi lanci l’ottimale capacità difensiva della squadra? Una favola dunque o una vincente trovata dello sceneggiatore. In effetti invece quella possibilità era ed è permessa dai regolamenti dell’attività agonistica della Little League.

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Scelta sociale o business? -#14

 

di Michele Dodde

Il baseball nella città di Kansas City ha una storia tutta particolare tanto da far iniziare il testo con la desueta frase: “C’era una volta…” Si, perché la città del Missouri tra le contee di Jackson, Clay, Platte e Cass fu dapprima sede dei “Kansas City Monarchs”, la franchigia più longeva nella storia della Negro National Baseball, particolare Lega che, sbertucciando gli integralisti razzisti che volevano il gioco monopolio solo dei bianchi, già a partire dal 1885 con la franchigia afroamericana “Cuban Giants” si era fatta conoscere ed apprezzare nell’organizzazione di diversi campionati che poi, dopo il celebre avvento di Jackie Robinson nel 1947, incominciarono a sfumare sino ad esaurirsi nel 1958.

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Imparare a riconoscere i lanci

Foto tratta da MLB.com 

di Frankie Russo

tratto da youthbaseballedge.com

Imparare a riconoscere i lanci aiuterà il battitore a individuare più velocemente il tipo di lancio che sta arrivando indipendentemente se il lancio è strike o ball o se gli viene addosso. In questo modo diventerà più disciplinato sventolando più spesso a lanci strike. E aiuta anche quei battitori che hanno paura di essere colpiti facendo si che abbiano più tempo per spostarsi. Per l’insegnamento è preferibile iniziare dalla distanza regolamentare usando delle palle morbide, come le palle da tennis. La distanza regolamentare aiuta il giovane ad avere più tempo per riconoscere i lanci. Usando le palle morbide aiuteremo il giovane a non temere di essere colpito. 

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Nascono i Boston Red Stockings (Sox)

Foto tratta da MLB.com 

di Andrea Salvarezza

Il grande successo sportivo dei Cincinnati Red Stockings del 1869, amplificato dalla sempre crescente attenzione riservata al baseball sulle pagine dei giornali, portò presto le altre squadre a seguirne le orme; la squadra di Cincinnati invece finì per dissolversi quasi subito, quando l’anno seguente la dirigenza annunciò di non essere più in grado di pagare i giocatori: forse fu solo un bluff, una mossa strategica per cercare di abbassare i salari, ma comunque non ebbe il successo sperato e vide i suoi migliori elementi migrare verso altre squadre in grado di pagarli (Harry Wright andò  a Boston portando con sé il fratello George, Charlie Gould e Calvin Mc Vey: partendo da questo blocco di fedelissimi, Wright impiegò tutta la sua abilità come manager e scopritore di talenti per costruire una squadra sensazionale, che aveva in Spalding un lanciatore ineguagliabile e che fu capace con il nome di Red Stockings – anch’esso “predato” a Cincinnati – di vincere 4 titoli nazionali di fila per Boston, sfiorandone un quinto.

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Come indossare il guanto

Foto tratta da MLB.com 

di Frankie Russo

Tratto da youthbaseballedge.com

Siamo sicuri che i nostri ragazzi usino il guanto nel modo corretto?  O pensiamo che infilare semplicemente la mano nel guanto sia il modo migliore? E non c’entra nulla nemmeno se il dito indice sia posizionato dentro o fuori il guanto.  Infilare la mano nel guanto non è come infilare il piede in una scarpa! Se guardiamo attentamente i giocatori professionisti, e come meglio si vede dalle foto, non si limitano a un semplice gesto, ma tengono il palmo della mano fuori. Le foto si riferiscono ai vincitori di Gold Glove. E questa tecnica è usata anche dai ricevitori per tre motivi principali:

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Scelta sociale o business? -#13

 

di Michele Dodde

Nel 1769 quando alcuni frati francescani nel portare avanti la loro missione nel nuovo mondo fondarono nella California meridionale, appena a nord del confine con il Messico, la città di San Diego in onore del religioso spagnolo proclamato santo da papa Sisto V nel 1588, mai avrebbero pensato che anche loro in un modo fortemente laico sarebbero stati ricordati oltre al nome anche nel primo logo di una squadra di baseball che dalle Minor League (Pacific Coast League), dove era presente dal 1936 e di cui si ricorderanno le eccellenti prestazioni del giovanissimo concittadino Ted Williams che la porterà a vincere quel campionato minore nel 1937, nel 1969 salirà agli onori del grande palcoscenico della Major League a seguito di intuitive manipolazioni economiche dei massimi dirigenti del baseball statunitense. La squadra infatti mantenne il nome di “San Diego Padres” ed il logo, che ne caratterizzava la presenza, fu realizzato raffigurante un monaco con svolazzante saio marrone che brandisce una mazza da baseball bianca all’interno di un cerchio giallo. 

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La prima squadra professionista:  I Cincinnati Red Stockings

Foto tratta da MLB.com 

di Andrea Salvarezza

Le insistenti richieste di riforma, sollevate da più parti per porre rimedio all’intricata situazione che si era venuta a creare nella seconda metà degli anni sessanta, continuavano però a cadere nel vuoto a causa degli scarsi poteri dell’Associazione: regole e provvedimenti adottati di volta in volta non erano sufficienti, poiché la questione era di carattere più generale e riguardava la necessità di prendere posizione di fronte al più ampio problema dell’avanzata del professionismo. 

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La trappola

Foto tratta da MLB.com 

di Frankie Russo

Tratto da youthbaseballedge.com

LA TRAPPOLA – SEGUIRE ALCUNE SEMPLICI REGOLE

Ecco un gioco che spesso si trascura sia a livello giovanile che senior. La trappola dovrebbe essere allenata sia in primavera prima del campionato che richiamata anche durante il campionato.

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Statistiche lanciatori: quali utilizzare

Foto tratta da MLB.com 

di Frankie Russo

L’articolo di oggi è stato preceduto dai due rispettivamente del 10 e 24 gennaio di quest’anno quando abbiamo accennato come il baseball è cambiato statisticamente negli ultimi 10 anni e come le tradizionali statistiche, ormai obsolete, hanno fatto spazio a un quadro molto più accurato e dettagliato.  Tutti gli addetti ai lavori nel mondo, del baseball che conta, ormai si affidano alla nuova Sabermetrica. E anche i tifosi desiderosi di conoscere il baseball nelle sue sfaccettature e meglio comprendere il motivo di alcune scelte e delle varie strategie, dovrebbero interessarsi alle innovazioni. E’ fondamentale essere aggiornati e consapevoli dei nuovi standard, di come analizzare una gara e i suoi protagonisti. Caso contrario non comprenderemo veramente cosa sta succedendo in campo, del perché alcuni giocatori sono considerati migliori di altri o del perché uno è preferito all’altro.

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Scelta sociale o business? -#12

 

di Michele Dodde

Nel 1957, dopo la scelta sociale e fortemente economica da parte dei Giants e dei Dodgers, i primi a trasferirsi in quel di San Francisco ed i secondi nell’accogliente Los Angeles, la National League amaramente dovette prendere atto che nella Grande Mela si era evidenziata la considerevole assenza di una sua affiliata franchigia mentre padroneggiavano il tutto solo gli Yankees nella lista dell’American League. Ora è notorio il grande “senso di stima” che corre tra le due leghe del grande baseball professionistico statunitense tanto che già dall’inizio della loro costituzione si sono differenziate sia per una diversa filosofia di intenti ed oculati interessi di scelte sociali nella ricerca di appropriati siti di espansione e sia anche per una diversa interpretazione del regolamento del gioco. Ne è piacevole testimone la pubblicazione ufficiale della Major League “Make The Right Call” nelle cui pagine sono riportate le sfumature ermeneutiche delle note dieci sezioni della normativa.

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Il messaggio di Jannik Sinner

Foto tratta da MLB.com 

di Frankie Russo

Quando un genitore pensa di avere il campione in casa e lo assilla, Sinner ci fa capire che non funziona così.

JANNIK SINNER E IL MESSAGGIO PER NOI GENITORI: PAROLE D’ORO

Assistere ad un match di tennis come quello andato in onda domenica scorsa e di cui tutti stiamo parlando a distanza di giorni è un ‘esperienza sempre più rara, in ambito sportivo. Il pubblico è educato e ha un enorme rispetto dello sforzo atletico e del bisogno di concentrazione degli atleti. C’è tensione ma c’è anche molta compostezza. La gara è bellissima e avvincente. Per arrivare fino a lì, Jannik Sinner ha certamente lavorato duro e ha creduto molto in se stesso. Domenica, nel discorso fatto durante la premiazione, ha ringraziato i suoi genitori che gli hanno lasciato la libertà di diventare chi davvero desiderava essere.

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Il primo scandalo scommesse nella storia del baseball

Foto tratta da MLB.com 

di Andrea Salvarezza

Fu in questo momento che si verificò una frammentazione nel mondo del baseball organizzato, un’insanabile separazione in tre classi distinte che si mantiene tutt’ora: directors (dirigenti dei club, che presto ne sarebbero diventati proprietari), managers (inizialmente chiamati captains, provenienti dalle file dei giocatori e assunti al servizio dei proprietari) e player-workers (i ballplayers, i veri protagonisti del  baseball giocato). Un altro momento degenerativo fu legato al diffondersi delle scommesse e della loro logica, naturale conseguenza: le partite truccate

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Che cos'è la Sabermetrica

Foto tratta da MLB.com 

di Frankie Russo

In un recente articolo del 10 gennaio, ho trattato l’argomento inerente al miglior utilizzo delle statistiche di battuta e a quali di esse prestare maggiore attenzione per meglio elaborare il valore di un giocatore e trovare la sua più consona posizione nel lineup. Prima di affrontare un articolo simile che riguarda i lanciatori, è il caso di soffermarci su cosa è realmente la Sabermetrica e lo farò con la collaborazione di un articolo di David Bernasconi

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La vitalità di Baumgartner

 

di Michele Dodde

Devo confessare che non avevo mai letto alcun libro di Paul Auster, autore di preziosi libri inerenti un’algida attualità che lo hanno proiettato con pieno merito verso aristocratici riconoscimenti in ambito della letteratura internazionale ma ora questa sua ultima opera: “Baumgartner” me lo ha reso interessante autore da condividere e con il quale dialogare nel muto silenzio delle sue pagine scritte. Ovviamente si tace poco sulla validità delle traduzioni ed è allora opportuno delineare quanto sia stata fedele interprete dello scritto e del pensiero la traduzione di Cristiana Mennella, tale da rendere compiutamente scorrevoli le sensazioni che il professore di filosofia Seymour Baumgartner getta a piene mani sull’onda dei ricordi al fine di ritrovare sè stesso. 

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Gomito su o gomito giù?

Foto tratta da MLB.com 

di Frankie Russo

tratto da youthbaseballedge.com

 

Tira su il gomito! Quante volte l’abbiamo sentito gridare? Spesso  si sente dire perché qualcuno non sa cosa dire e lo usa come incoraggiamento. E qualche volta lo dice anche il coach pensando che possa aiutare a battere meglio. Quindi, gomito su o gomito giù? Effettivamente tenere il gomito alto è cosa buona, ma solo nella fase di caricamento e del passo prima dello swing. Sfortunatamente, troppo spesso questa tecnica viene suggerita nel momento sbagliato. Nel 99,99% delle volte, ai ragazzi si dice di tenere il gomito alto durante la fase di attesa, tecnica che non porta alcun beneficio. La posizione di attesa del battitore è prettamente individuale. E’ sufficiente osservare le immagini per constatare che i più forti battitori delle majors hanno il gomito basso durante la fase di attesa. Ognuno dei giocatori ha una propria posizione di attesa, ma il gomito è sempre giù. 

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Scelta sociale o business? -#11

 

di Michele Dodde

Nel 1961, dopo un’attenta ed accurata scelta del sito per via di un investimento economico che fosse in futuro ampiamente valorizzato, ad Anaheim. una città poco distante da Los Angeles, nella California del Sud e dove si trova il Disneyland Resort, il grande parco a tema Disney con giostre, ristoranti, alberghi e negozi su misura per le famiglie, l’artista Gene Autry diede vita ad una nuova franchigia di baseball ed in ricordo di una squadra della Pacific Coast League della Minor League in atto dal 1903 al 1957 le diede il nome di “Los Angeles Angels”.

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Statistiche: come utilizzarle in modo corretto

Foto tratta da MLB.com 

di Frankie Russo

tratto da totallytigers.com

Il baseball cambia in continuazione ed i grossi cambiamenti si verificano approssimativamente ogni 10 anni. Cambiamenti per come si gioca, per come vengono valutate le vittorie e per come vengono valutati e valorizzati i giocatori. Cambiamenti per come i General Manager costruiscono il roster e per come i manager gestiscono la gara. Ed anche i tifosi si devono adeguare se vogliono comprendere a pieno le strategie che avvengono in campo. Non c’è nulla di peggio che guardare una partita al giorno d'oggi utilizzando le statistiche con cui siamo cresciuti e romperci la testa per capire perché è stato effettuato un determinato cambio o applicata una determinata strategia.

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Il fragoroso ingresso del denaro nel baseball

Foto tratta da MLB.com 

di Andrea Salvarezza

In un modo che potrebbe sembrare paradossale, fu proprio il grande successo della NABBP a decretarne il rapido rovescio: una volta propagatosi con convinzione alle masse, il baseball aveva imboccato la via che lo avrebbe presto portato al professionismo. Se infatti «a game can remain amateur only as long as a privileged minority plays it as an aristocratic diversion» («un gioco può rimanere amateur solo se giocato da una minoranza privilegiata come svago aristocratico»), la  grandissima diffusione del baseball apportò profondi cambiamenti all’antico spirito del gioco, poiché estendendosi ad altri luoghi geografici, e soprattutto ad altre classi sociali, questo sfuggì alle forze “fraternalistiche” dei primi club.

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L'occhio dominante

Foto tratta da MLB.com 

Iniziamo questo 2024 con un articolo tecnico e anche un po' curioso. Come faccio a conoscere il mio occhio dominante? Buona lettura e un augurio ai nostri lettori di un Buon 2024 - Paolo Castagnini

di Frankie Russo

tratto da youthbaseballedge

Ma che diavolo è l’occhio dominante? Perché ce ne dobbiamo interessare e come si fa a sapere qual'è il nostro occhio dominante?

Conoscere l’occhio dominante è sapere quando si usa un occhio più dell’altro con il quale si ha una migliore visione o si riesce a focalizzare meglio un determinato oggetto. Conoscere l’occhio dominante è importante per tutte quelle attività che richiedono una maggiore concentrazione su un oggetto, proprio come una palla da baseball. 

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